Tutta la storia dei pici
Cosa sono, come si fanno e come mangiarli

La ;Locanda dei Tintori

I pici rappresentano l’essenza della cucina povera toscana. Sono una sorta di spaghettoni fatti a mano con sola acqua, farina, pochissimo olio e sale. Si paragonano agli spaghetti giusto per far capire che si tratta di una pasta lunga e cilindrica, ma sono totalmente diversi. Sono molto spessi e irregolari, poiché vengono fatti a mano uno per uno e la loro consistenza è peculiare, inconfondibile, è….corposa, e si accompagnano perfettamente a tantissimi tipi di condimenti, dai sughi in bianco fino ai ragù più elaborati.

Le origini dei pici risalgono all’epoca etrusca: se ne trova testimonianza in una raffigurazione all’interno di un monumento funebre del V secolo a.C. Appartengono quindi alla nostra cultura e tradizione da lunghissimo tempo.

Il procedimento per fare i pici è semplice ma allo stesso tempo richiede manualità e soprattutto esperienza. Nelle nostre famiglie si tramanda questa abilità di generazione in generazione.

Dopo aver formato la fontana con la farina ed avervi aggiunto pian piano l’acqua, l’olio e il sale, si forma un impasto da cui poi vengono presi piccoli pezzi che verranno allungati, tirati…”appiciati”, ecco il termine tecnico!
Il movimento deve essere morbido e continuo per far sì che la pasta si allunghi, si assottigli e rimanga cilindrica, senza che si schiacci o si rompa.

I pici sono presenti sulle nostre tavole costantemente: nella cucina della domenica e delle feste nelle famiglie, tutti i giorni nei ristoranti e nelle innumerevoli sagre enogastronomiche presenti sul nostro territorio.

Si gustano più o meno con tutti i sughi che ci vengano in mente: dal tradizionale aglione ai ragù con tutti i tipi di carne, anche di selvaggina; dai sughi con i funghi al pesce…..
Le basi tradizionali sono solide, la fantasia ed il gusto si possono sbizzarrire.

Photo credit: fugzu on VisualHunt.com / CC BY
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