Cucina Etrusca
L'antica storia della gastronomia toscana

La ;Locanda dei Tintori

In tutto il mondo è conosciuta la qualità e la varietà della cucina del centro Italia, ma pochi sanno che questa attenzione verso il buon cibo ha una storia antichissima che risale al periodo in cui Umbria, Toscana e Lazio Settentrionale costituivano un territorio unico, dominato dalla civiltà Etrusca, che vi governarono a partire dal X secolo a.c. fino al I secolo a.c. quando avvenne la fusione con un'altra grande civiltà, quella Romana.

Ed è proprio grazie alle testimonianze latine e greche, oltre che agli approfonditi studi archeologici e antropologici, che possiamo conoscere oggi lo speciale rapporto che gli Etruschi avevano con l 'alimentazione.

Gli studiosi hanno infatti ricostruito il quadro di un popolo di abili agricoltori e pastori, dediti all'allevamento di suini, ovini e pollame (numerose le oche, animale ad essi sacro), conoscitori di piante ed erbe commestibili e curative, nonché già produttori di olio d'oliva, condimento che accompagnava ogni pietanza, e di vino, che veniva utilizzato in molti rituali in quanto rappresentava il sangue degli dei.

Le prove raccolte dai ricercatori ci raccontano come in diverse zone di sepoltura sono stati trovati resti di suino, ma mai nessuna coscia e questo fa pensare che preparassero già allora prosciutti, e nelle raffigurazioni presenti in alcune tombe è visibile la stesura di pasta fatta in casa su di una spianatoia con accanto una rotella per tagliare una sorta di lasagna. Conoscevano molto bene verdura e legumi, che venivano consumati in zuppe e minestre mischiati a cereali, e alla base della loro cucina si trovavano cipolla, porro e aglio, che venivano utilizzati anche come alimenti curativi, per esempio come rimedio contro i vermi nei bambini oppure come afrodisiaci.

Un altro immancabile alimento era la cacciagione, rappresentata soprattutto da cinghiale ma anche da volpe e tasso, e che veniva insaporita con l'alloro che cresceva spontaneo in abbondanza ( uno studio di Arezzo parla addirittura di un “lauretum”, dunque un bosco di alloro).

Avevano anche già scoperto come ricavare un caglio vegetale dal carciofo selvatico o dal cardo per produrre formaggio ed è interessante come tutt'oggi questo tipo di caglio venga usato nella lavorazione del famoso pecorino di Pienza.

Venivano poi consumati pesci di lago, cotti a fiamma viva, e una sorta di polenta di farina di spelta e grano selvatico, nonché la cosiddetta “acqua cotta” che assomigliava molto all'odierna ribollita toscana. E poi frittelle e focacce, torte al formaggio, miele, nocciole, mandorle e castagne.

Le tecniche di cottura erano poche - fuoco vivo per arrostire oppure venivano create delle piccole fornaci con due tegole in terracotta, una concava e l'altra piana, su cui venivano poggiate padelle in bronzo- ma dall'antipasto al dolce, i banchetti etruschi, che avevano funzione sociale oppure religiosa, potevano sempre vantare una equilibrata abbondanza di prelibatezze!

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